La via dei fiordi

Wednesday, August 17, 2005

Berlino, 15/08/2005

Ci incamminiamo verso lo Zoologischer Garten.. appena arrivati e gia` mi tocca riprendere Fabrizio, se ne va tranquillo tranquillo con gli occhi puntati sul culo di una bella bionda che ci cammina davanti, niente di male ma almeno potrebbe evitare il dondolamento dissociato degli occhi: occhio sinistro chiappa sinistra, occhio destro chiappa destra, viene il mal di mare a guardarlo!
Di Berlino si sa di molti posti turistabili (ho letto oggi sul libro delle 101 cose da fare prima di morire che alla 72esima posizione c`e` "Inventare un neologismo che entri nel vocabolario"; io ho iniziato, uno al giorno come le mele, prima o poi i mangiatori di crusca mi noteranno) ma se vi si cala sopra come caccia in volo di Berlino non si capisce una sega o detto in gergo tecnico se ne perde il fascino.
Di Berlino e` la via qualunque, quella che non ti aspetti, il luogo non cosi` tanto conosciuto a lasciare il segno.
Con una mappa in mano piu` o meno dettagliata, tanti pallini che luccicano e gridano "Qui c`e` qualcosa da vedere, qui c`e` qualcosa da vedere" e si cammina alla ricerca del tal pallino o del tal altro e girando gli occhi intorno inizi a notare che qualcosa "non torna", e` una questione di atmosfera per usare un termine amato dai produttori di amaretti; i negozi ad esempio, ogni cento metri trovi un negozio che ha dato una propria versione del famoso orso e cosi` si inizia ad abituarsi all`idea di camminare tra orsi in lutto e orsi transessuali, orsi che pubblicizzano un vestito od un profumo; o le fontane, non una uguale all`altra, non una che non ti faccia pensare che nell`ultima cola che ti sei ingurgitato han fatto confusione con la coca... magari perche` vedi l`acqua verde, ma solo un momento, poi e` blu o magari viola o magari "che ci fa quel coccodrillo nell`acqua?!".
Quando appallottolo il mio chewingum in un fagotto di carta che getto via mi accorgo che un artista ha fatto la stessa cosa solo che e` stato molto piu` maleducato di me: primo perche` il fagotto l`ha fatto enorme, secondo perche` l`ha gettato per terra, proprio nel centro di una piazza, terzo perche` mentre io dentro mi son limitato a metterci un chewingum usato l`artista dentro vi ha messo tutta la propria vita usata (per nota di cronaca probabilmente il senso di quella costruzione la` non ha niente a che vedere con la mia interpretazione, ma questi son solo problemi dell`artista!).
Altrove un altro buontempone si e` divertito a ridurre il pavimento a grossi blocchi disomogenei, ricordi probabilmente di un muro finalmente caduto, ricordo che non si puo` non associare alla grande costruzione raffigurante una catena spezzata (sempre libera interpretazione, le guide continuano ad essere disprezzate tra me e Fabrizio!); di sfondo quella che per me e` l`emblema di questa citta`, la chiesa distrutta di San Guglielmo, distrutta da una bomba ne e` rimasta solo la facciata, l`antico e` stato sostituito con una costruzione dai tratti modernissimi, il nuovo che si impianta nel vecchio... suggestiva metallica protesi.


Everybody knows about many "touristable" places (we found a book concerning the most important 101 things to do before dying, and on the 72nd position there was "invent a new word which may be put in a dictionary"; so Andrea started, finding a new word per day, the same as the apples), but if you are flying over Berlin like in an aircraft, you will loose all the charming view.
It`s the common street, that street you don`t expect at all, the unsual place which strikes you.
In a city map there are a lot of bright spot shouting "Here you may find something to see, here you can". So you start walking that direction, looking for that spot on the map, but turning you sight around you start experiencing something strange, that you didn`t expect before. It`s a matter of atmosphere. For example the shops: every a hundred metres, you find a shop with a typical Berliner bear in front of it. Each one with a different, peculiar look: so you start being accoustomed to the fact that you`re walking among mourning bears and transexual bears, bears which advise you about some kind of nice dress or fine perfume. For example the fountains: all different one from the others, all of them are able to make you think that you drank not a cola in your last glass, but on the contrary some cocaine... perhaps because you see some green water, just for a while, after blue or violet. And finally what about that crocodile in the water?!
When we wrap our chewed chewing-gums in their paper and throw them away in the rubbish bin, we realize that some artist did the same, though he was much less well-mannered than us: first because his wrapping is huge, second because he threw it on the tarmac, just in the middle of a square, and finally because in our wrapping there was only a chewing-gum, while the artist put everything he used in his life (actually the meaning of that sculpture is not this one for sure, but this is only the artist`s problem!).
Somewhere else another guy had fun by putting many disomogeneous parallelepipedal blocks on the ground, rememberings of a broken Wall, which is also evident in the sculpture of a broken chain (always a free interpretation, as we both disappreciate tourist guides!); on the background the symbol of this city, the ruin of the Kaiser Wilhelm Church, ruided by some bombing. Now only the front of this church stands, the ancient building has been replaced by an ultramodern building, the new inside the ancient... like an attractive steel prosthetics.

Saturday, August 13, 2005

Copenaghen, 13/08/2005


Copenaghen, una panchina qualunque nel centro della citta´.
Mi sono preso una pausa dal rumore della gente e dalla voce che fermenta nella zona pedonale; mi e´ bastato girare l´angolo e subito le musiche si sentono lontane e si incontra qualche persona forse danese che cammina... e´ molto difficile incontrarli i danesi nella zona pedonale brulicante di turisti: la lingua che si sente piu´ di frequente e´ l´italiano, forse perche´ mia la riconosco piu´ facilmente, forse semplicemente gli italiani sono piu´ chiaccheroni.
Ma come dice il saggio travestito da cabarettista contorsionista "A Copenaghen tutti parlano inglese".
Il saggio qui ha molti travestimenti, ad un angolo parla italiano e mette i panni del disegnatore di mondi che non esistono, all´altro incanta i passanti con i suoi violini, nella piazza lo senti nei ritmi di due tamburi, per la via lo scorgi nel brindisi di due ubriaconi di passaggio.
Ogni tanto il saggio e´ triste, ogni tanto allegro, a volte lo incontri li´, fermo al semaforo che conta i secondi che restano al rosso. Prima o poi sara´ verde e si incamminera´ per il lato giusto del marciapiede. Di sicuro in direzione del porto.

København, a bench in the city center.
We`re taking a little rest from the noise of the crowd and from the voice coming from the pedestrian area; turning the corner was enough as for hearing the same music but now far away and it`s even possible to meet some Danish walking around... it`s difficult to find a real Danish through the pedestrian area, filled up with tourists: the most common language is the Italian, but perhaps only because it`s the language we understand better, or perhaps because Italians are very talkative after all.
An wise African contortionist says "Everybody in København speaks English", and it`s true.
Here the wise shows many brilliant disguises: on one corner he speaks Italian and wears the dress of the painter of unreal worlds, on another corner he puts a spell on the passers-by by playing his violin, in the central square one may hear him in the rythm of a couple of drums, along the street one may see him in a toast between two runaway homelesses.
Sometimes the wise is sad, sometimes happy, sometimes you may find him standing before the semaforic light while counting down the seconds for the red light. But sooner or later the green will come and he will start walking along the right side of the pavement. For sure, heading to the harbour.

Wednesday, August 10, 2005

Stoccolma, 10/08/2005

Alle 11 siamo entrati in biblioteca, ops no era un vagone della metropolitana; mi sono accorto che era una metropolitana perche´ si muoveva e una vocina annunciava di tanto in tanto la prossima fermata; per il resto nessuna differenza: tutti zitti ziti immersi nelle proprie letture, mica 2 o 3 persone un´intera metropolitana colma di gente!! Per adattamento all´ambiente io e Fabrizio ce ne stiamo in silenzio, sicuramente non faremo conoscenza qui sopra, e gia´ che ci sono tiro fuori il mio taccuino ed inizio a scrivere; in biblioteca si potra´ ben scrivere no? Previdente metto anche il cellulare in modalita´ silenziosa, non vorrei mai che squillasse ed una signorotta svedese se ne uscisse fuori con un "silenzio! non siamo mica in Italia!", detto in svedese per giunta!
Quasi dimenticavo, oggi abbiamo anche assistito al primo miracolo dall´inizio di questo viaggio: uno scandinavo che non parla l´inglese. Fabrizio ha pero´ fatto subito notare che il soggetto in questione non era certo autoctono. Meno male! nessun credo di Fabrizio e´ venuto meno: tutti i veri scandinavi parlano perfettamente l´inglese, son tutti dei piccoli "prototipo di gagno" insomma.
Intanto ci siamo fatti bellamente prendere per il naso dal tempo. Dopo una splendida serata ed una notte torrenziale, tanto torrenziale che mi son svegliato con il culo bagnato (solo io ovviamente, Fabrizio dall´alto del suo megagalattico materassino gonfiabile aveva il fondoschiena degno di un Pampers: cosi´ asciutto che piu´ asciutto non si puo´) stamattina il cielo pareva decisamente benevolo; giusto il tempo di arrivare alla stazione centrale, scendere, contemplare l´acquazzone, risalire sulla metro in senso inverso e recuperare i k-way lasciati al campeggio; non c´e´ che dire, siamo due menti io e Fabrizio.

At 11 a.m. we stepped inside a library, well not exactly... it was a train of the underground system; we realized it was a metro because it was running and because a lovely woman`s voice was saying, from time to time, the name of the stations; but no difference otherwise: everybody in complete silence, all reading, not only 2 or 3 people, but all the crowded train!! We tried to accoustom oursleves to this intellectual environment, so we both sit in silence. We don`t have any chance to meet and chat to anybody on this train. Andrea, since he`s an experienced blogger, keeps off his note-book and starts to write; surely in a library we`re allowed to write, aren`t we?

We also switch our mobiles to the stand-by mode, because we wish to avoid disturbing some old Swedish women sitting nearby and we hope not to be said something like "Silence please! You`re not in Italy!", of course in perfect Swedish!

Today we also witnessed the first miracle since the beginning of our trip: a Swede who couldn`t speak English at all. In any case I stressed to Andrea that the guy was indeed a foreigner and not a pure Swede, so luckily my faith about the fact that all Scandinavians speak a perfect English didn`t brak.

In the meanwhile we were fouled by the weather. After a wonderful warm and clear evening and a stormy night, so stormy that Andrea woke up today with his ass wet (of course mine was perfecly dry, since I used to sleep over a king size air mattress), this morning the sky looked really nice; we could barely get to the central station, get off the train, have a look to the hard rain outside, take the train back in the opposite direction, and take our waterproof wearings which we left in our tent at the camp site; we`re really genial, Andrea and me.

Monday, August 08, 2005

Autostrada per Trondheim, 8/08/2005



Due giorni di immersione totale nella Norvegia piu´ vera, nella terra dei fiordi dove ogni cento chilometri si devono prendere almeno due battelli... una serie di insenature ed isolotti, uno dietro l´altro a cascata, che sembra non finire mai. I paesaggi ci rinuncio a descriverli, non sono un poeta abbastanza bravo. Ma parliamo di cose piu´ serie, l´urinatoio del campeggio di Vik ad esempio che esordisce con un fantastico cartello sopra la tazza "Courage, gentleman, come nearer it´s shorter that you think" (shorter era sottolineato anche nel cartello!!) oppure del paese di Vik, diventato nel dizionario Devoto-Oli versione Fabrizio-Andrea Andrea-Fabrizio sinonimo di DESERTO: tre case ed un pub, che paese e´? In Norvegia il mio quartiere sarebbe probabilmente sotto la voce Metropoli. E´ l´altra faccia della medaglia della natura selvaggia.
Il giorno dopo siamo stati pero´ piu´ fortunati, citta´ di Ålesund, questa volta le casette c´erano ed erano anche belle casette, peccato che mancasse la popolazione. Sicuramente colpa del vento, quella "leggera" e simpatica brezza nordica che abbassa la temperatura giusto giusto di una decina di gradi, decina piu´ decina meno. Comunque se capitate da queste parti Ålesung merita una visita per il porticciolo, la chiesetta e le scarpette di chissa´ chi appese ai fili dell´alta tensione, dov´e´ andata Cenerentola? A pescare la balena?
Intanto siamo arrivati a Trondheim, la seconda citta´ della Norvegia... giuro che mi metto a parlare con il primo canguro... ops renna, che incontro.


Two days of complete immersion in the true Norway, in the land of fjords where you have to take a couple of ferries just for covering a hundred kilometers or so... an endless series of inlets and micro islands, one after another. We give up describing the landscapes, since none of us is a good enough poet. On the contrary, we may talk about more serious subjects, for example the loo in the camping which we found in Vik. In there one may read a notice saying "Courage, gentleman, come nearer it´s shorter that you think" (and the word "shorter" was underlined!!). Otherwise, we can talk about the town of Vik, which has become, in our Andrea-Fabrizio Fabrizio-Andrea dictionary, a synonimous of DESERT. A couple of houses and a pub, is it a town? In Norwey, our living block in Torino would be called Metropolis, for sure. This is the other side of wild nature.
The day after we were more lucky in the city of Ålesund: this time we found some houses, nice houses indeed... pity that nobody seemed to be living there! It was the fault of the wind for sure, that "light" and fine northern breeze which is able to lower the temperature by some ten degrees. In any case if some of you happened to get there, Ålesund would deserve a look around, just because of the tiny pictoreque harbour, the small church and the pair of shoes that somebody hanged to the high voltage wires... Cinderella, where have you gone? Hunting the whale?
In the meanwhile we arrived to Trondheim, the second city in Norway...

Friday, August 05, 2005

Bergen, 5/08/2005


Pepper´s Pizza, la vera pizza... americana.
Al motto di "Il norvegese che c´e´ in me grida PAPPAAAAK" (sopravvissuto alla freddura di Fabrizio "Il norvegese che c´e´ in te se la vuole dare a gambe levate") siamo approdati in questa specie di pizzeria scandinava, accanto a noi due coppie di toscani che "beohno oha ola" e parlano di olive "sottovohto".
Stammattina abbiamo lasciato il super attrezzato campeggio di Oslo, estremamente dispiaciuti di dover levar la tenda dalla mitica piazzola pendente... era cosi´ simpatico ritrovarsi la mattina, accucciati come cagnolini al fondo della tenda, dopo essere lentamente e inesorabilmente scivolati a valle dentro i nostri sacchi a pelo.
Ci sono voluti quasi seicento chilometri di statale alla media dei settanta per raggiungere questo grosso paese che e´ Bergen. Il viaggio stesso e´ stato un´emozione. Chi ha disegnato la Norvegia? Una mano di bambino sicuramente, il verde dei prati e´ brillante, le nuvole sembra di poterle toccare, le case sono con il tetto spiovente e due finestre, una accanto all´altra... ogni bambino probabilmente prima di nascere, nei suoi sogni´ ha fatto un viaggio in questa terra. Sulla Fabriano ha abbozzato questo sogno, non certo le nostre citta´.
Intanto l´Oter ha lasciato il porto, tra sbuffi e sirene... dove te ne vai? Forse ci rivedremo....


Pepper`s Pizza, the real pizza... American one.
Andrea saya "The Norwegian who lives inside me shouts PAPPAAAAK" (but he gets a cold shower from me when I say "the Norwegian who lives inside you is strugging to get free and go away") and soon after we step inside this kind of weird Scandinavian pizzeria; beside us, two couples of Italians fro Firenze chatting and chatting and chatting in their funny "h"-accent, they talk about olives and whale sausages.
This morning we left the "super-fournished" camping in Oslo, we were very sad when we took off our tent, still remembering how nice is sleeping when your tent is on a hill... how nice was finding ourself, in the mornings, at the bottom of the tent, because we slipped down during the night, uncounsciously, inside our sleeping bags.
It took almost 600km on a secondary road at 70km/h in order to get finally in Bergen, a big town on the Wester Norwegian shore. The travel itself was a strong ewmotion. Who drew the map of Norway? Perhaps a kid`s hand (maybe Stenia`s?), the green of the grass is bright, it seems you may touch the clouds with your hand, the houses have nice steep roofs and a couple of windows, one close to the others.... every kid before being born, perhaps, in its dreams, made a journey in this wonderful land. On Fabrizno paper it drew this dream, for sure not our cities. In the meanwhile, the ship Oter left the harbour, in the center of a cloud of smoke and whisles shouting... Where are you going? Perhaps we`ll get in tough again...

Thursday, August 04, 2005

Oslo, 4/08/2005


Oslo, che stupore. Mi aspettavo una citta´ piccola e fredda, stretta e racchiusa, raggomitolata su se stessa e invece! Invece le vie sono larghe, gli spazi ampi, non sembra una citta´ di mare ma piuttosto una grande citta´ continentale brulicante di persone e di italiani.. si riconoscono facilmente. Non sembra una citta´ di mare ma girata la via ci ritroviamo davanti proprio il porto, sembra di essere arrivati in un luogo di altri tempi con tutti questi velieri e con il castello che domina la citta´ e il mare. Non e´ raro pero´ vedere il moderno insinuarsi, mercantili che squarciano l´atmosfera antica e ci riportano ai giorni nostri. Scopriamo che i due maggiori punti di interesse, almeno per noi, si trovano agli estremi opposti della citta´, il museo di Munch e il parco Frøgnet. Ci incamminiamo, a piedi ovviamente per non rischiare di arrivare al campeggio riposati, e Oslo continua a stupirmi sempre di piu´, mi aspettavo case di pescatori probabilmente per il fresco ricordo della Danimarca, e invece moderni grattacieli di specchi, enormi mani bronzee che divelgono il terreno per portare un fiore all´umanita´, sommozzatori metallici che nuotano nella pronfondita´ dell´aria... sei un continuo spettacolo Oslo!
Siamo arrivati al museo, all´ingresso un autoritratto dell´artista. Non mi sono mai interessato di conoscere il suo volto, sembra una persona normale, strano...


Oslo, what a surprise! We expected it is a small and cold town, narrow and finished, without space. We were wrong! The streets are wide, spaces lighty, it doesn`t look like a sea city, but on the contrary a big continental city, filled up with people... and Italians sigh... It doesn`t look like a sea city, but if you turn the corner you find yourself in the middle of the harbour, a place which smells old and nice, with sailing ships and the castle that rules on the city. It`s pretty usual to see the modern part settling in, cargo ships that remember us that we live in the 21st century. We find out that our 2 main targets are placed at the extreme edges of the city: the Munch`s museum and the Frøgnet garden. We go, by foot of course in order not to have the risk of coming back to our campsite too relaxed, and Oslo gets on surprising us more and more. We expected fishman houses, because we still remember Denmark, but on the contrary we get modern skyscrapers, huge bronze hands breaking the tarmac just for offering to us a flower, scuba divers swimming in the deepness of the air... what amazing Oslo!
We finally get the museum, at the entry a self-portrait of Munch. We disregarded to have a look at his face before, but now we can say that, after all, he looks like a normal man, strange...

Oslo, Museo di Munch, 4/08/2005

Impressioni... di angoscia per lo piu`...

Sala 1
Una donna bionda, come fatta di vento, i suoi capelli un lamento vomitato dal bosco.
Una scena normale, una casa, uno steccato, un albero, il primo piano di un uomo. Le pareti son tinte di sangue, l´albero e´ senza foglie, gli occhi dell´uomo rossi, scavati, allucinati.

Sala 2
Un cigno sul lago, al suo fianco una testa che galleggia... con gli occhi chiusi.

Sala 3
Attrazione: un uomo, una donna, avvinghiati, incollati dai capelli di lei.
Accigliato, scavato, sulla sua testa appoggiata una donna, serena.

Sala 4
L´artista e la modella: la modella ha il visto bruciato, l´artista non ha viso.


Just impressions... mostly anxiety...

Room 1
A blond woman, made of wind, her hair like a scream from the woods.
An everyday scene, a house, a fence, a tree, a closeup of a man. The walls are painted by blood, the tree is without leaves, the man`s eyes red, in complete allucination.

Room 2
A swan swimming on the lake, on its side a floating head... its eyes closed.

Room 3
Attraction: a man, a woman, embracing, sticked by her hair.
A thoughtful emaciated man, on his head a woman lying, she`s blissful.

Room 4
The artist and a she-model: the model has a burnt face, the artist has no face at all.

Autostrada Goteborg - Oslo, 3/08/2005

Sono le tre e mezza del pomeriggio e procediamo verso Oslo, abbiamo lasciato Goteborg da circa un´ora. Che sia primo pomeriggio e non sera lo dice l´orologio e non certo il cielo, buio di nuvoloni neri pronti a regalarci il diluvio universale versione seconda.
Cacellati i primi timori di una fine da Titanic per il nostro traghetto (soprattutto in virtu´ del fatto che io e Fabrizio non faremmo una bella coppia di angeli scemi in cima alla prua) ci siamo goduti pienamente il viaggio. Come gagni di pochi anni siamo subito corsi a vedere la spuma delle eliche della nave, ci mancava poco che facessimo anche ohhhhh: abbiamo rimediato poi con un bel ohhhh sonoro passando sotto il ponte di Goteborg.
Come al solito piu´ che visitare la citta´ ce ne siamo fatti suggestionare andandocene senza pensieri, con le mani in tasca, con gli occhi sgranati, sempre! esitando sulla via da segure, ma solo per qualche istante. Ci attende Oslo ora.


It`s early afternoon and we`re driving to Oslo, we left Goteborg since a hour or so. The sky is darker and darker, huge clouds are coming and they`re waiting to shower us with lot of hard rain. We`re not so happy about that, but no problem nevertheless.
Our ferry didn`t sink down as the Titanic did (after all, we`re not a stupid couple of angels standing on the ship starn...) so we enjoyed our travel quite a lot. Like kids we run and saw the foam produced by the engine, we were about to say ohhhhh, but we avoided: but we couldn`t avoid saying ohhhh later on, when we passed under the Goteborg bridge.
We walked around through Goteborg for a while, not visiting the city, but better letting the city guide us, without bad thoughts and with light hearts. Oslo is waiting for us now.

Porto di Frederikshavn, 3/08/2005

Fermi al porto, pronti ad imbarcarci, colonna B in terza posizione... non sembra vero tutto questo.
La nostra enorme nave ha finalmente attraccato.


Waiting at the Frederikshavn harbour, waiting for our ferry to Sweden... it`s something which we can`t still really believe... Our huge ferry is coming to the harbour (just for us!)

Tuesday, August 02, 2005

Statale Aarhus - Aalborg, 2/08/2005





Le sei della sera.
Ci siamo lasciati alle spalle Aarhus e riprocediamo verso nord per tornare al campeggio.
Abbiamo deciso di non seguire la strada principale ma di procedere per le vie locali per vedere cosa ha da offrire la suggestione delle campagne danesi, speriamo di non perderci!
Aarhus e´ una bella citta´ piena di gente e di bambini... sembra che in Danimarca si abbia una gran voglia di fare figli.
Potrebbe non essere molto diversa da una citta´ del nord Italia, potrebbe.. se non ci fosse la natura che vi si infiltra ovunque, i gabbiani che rubano il posto ai piccioni e le paperette, in gita, una dietro l´altra, per il canale. Fortunatamente ci pensano i conquistadores del Mc Donald´s a farci sentire a casa, ci fan sentire a casa in ogni paese, sara´ anche per questo che continuiamo a fuggire tanto la nostra casa.
Per entrare nel paese passiamo davanti ad una biondina in vetrina con la biancheria verde brillante e giriamo quindi per il porto che ci affascina. Non ha nulla di particolare ma e´ li´, statico, a gridarci "piu´ lontano, piu´ lontano" (scusa per la citazione Fabrizio). Pochi passi e siamo nel centro del paese, ad accoglierci l´insegna di un negozio che offre vestiti per proprio tutte le taglie, anche per la xxxxxxxxxxx...large "...bene signora, adesso so dove si rifornisce ma ora per favore mi faccia perdere per le vie di questa citta´ dove ´Holy is love, just love and nothing else´.


It´s 6pm. We left Aarhus behind our shoulders and we´re coming back to our camp site. We decided not to follow the main road and we chose secondary streets, just to see what Danish countryside can offer us... we hope not to loose ourselves!
Aarhus is a nice city, full of people and kids... it seems that in Denmark there´s a great wish to give birth to children. It could be not so different from any city in the north of Italy. It could, if nature didn´t come inside... seagulls push pigeons away and the small ducks make a trip along the river.
Luckily the McDonald´s conquistadores make us feeling at home. They make us leeking at home in every country. Perhaps this is a reason why we´re keeping on running away from our home.
For entering the town we need to pass through the harbour, we´re fascinated. Nothing particular, but it´s there, steady, shouting to us "Further ´n´ Further". Few steps and we´re in the city centre. We´re received by a shop which sells clothes with any size, even for the xxxxxxxxxx....large "well, dear lady, now we know where you buy, but shut up please, let us loose our way through the streets of this town, where ´Holy is love, just love and nothing else´".

Aarhus, 2/08/2005

E´ poco dopo l´una del pomeriggio. Io e lupo Fabrizio (o sarebbe forse meglio chiamarlo capretto Fabrizio dato che beve mezzo litro di latte a colazione, mezzo a pranzo e se ci capita di ricordarci di cenare anche mezzo a cena) ce ne stiamo in un caffe´ lungo il canale a gustare specialita´ che di danese non hanno proprio nulla come un cappucino (con una sola c) ed un te´. Per fortuna ieri sera siamo riusciti a fare una pasta degnamente danese: dieci minuti oltre la cottura consentita, perfettamente collosa e attaccata al fondo della padella, veramente danese sempre ragionando per luoghi comuni ovviamente, chi si e´ ma sognato di assaggiare una pasta danese?! Il lavaggio dei piatti e´ stato invece in perfetto stile italiano: con il detersivo per lavare i panni, un po´ di sana distrazione quando si sceglie la bottiglia del detersivo ci vuole, eh che diamine! Sara´ stata colpa probabilmente del fascino di questa cittadina che ci ha fatti rilassare piu´ del dovuto. Sara´ stata colpa delle piante di fiori, alte come un uomo, che sono riuscite forti a farsi spazio tra gli interstizi delle piastrelle di quella via la´. O di quel negozio di biciclette che mette in bella mostra una bicicletta di altri tempi, una di quelle con l´enorme ruota davanti e la piccola dietro, ricordi di un passato che non abbiamo mai vissuto. O sara´ colpa di quei bambini che giocano a farsi lanciar via dalla macchina del vento, aggeggio diabolico. O forse e´ solo colpa nostra, delle nostre menti perse tra i sorrisi della ragazza dell´Internet cafe´ che ha rapito Fabrizio o tra le porte dell´Australian Steak House, davanti al quale, inconsciamente, per caso, mi sono fermato, qui, ad Aarhus, gia´ nostalgico di una terra che non ho mai visto.


It´s almost 1pm. Me and Fabrizio the wolf, we´re sticking a coffee shop along a small river, experiencing Danish drinks, but indeed they´re not Danish at all, like a cappuccino (but with one "c" only) and a tea. Luckily yesterday night we could make a special Danish pasta: 10minutes beyond the right cooking time, perfectly sticky and caked to the pot. Really Danish, always reasoning by common sence rules, since nobody has been as crazy as to taste some Danish pasta... On the contrary, the dish washing was in perfect Italian style. With soap for clothes, a bit of healty lack of mindedness is due when one chooses the bottle of the soap... e che diamine! Probably it was for the charm of this town which made us relaxed more than necessary. Probably it was for the man-high flower trees which were able to break the tarmac in that street. Or for that bicyle shop which shows an old-style bicycle, one with a big front tire and a small one behind, as for remembering a past we never lived. Or perhaps it was for those children who play and try to be brought away from that special wind machine. Or perhaps it´s only for us, for our minds lost behind the Internet cafe´ girl´s smiles, which kidnapped Fabrizio or behind the doors of the Australian Steak House, in front of which I uncounscioulsy, by chance, stopped, here, in Aarhus, still wondering about a land that I never saw.